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Stretta Thai a sostegno del governo birmano.

  • Immagine del redattore: Denis Vignocchi
    Denis Vignocchi
  • 10 set 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 14 mar




Prendo spunto dall'articolo in questione per scrivere qualche considerazione in merito alla mia esperienza.

Credo che come rivoluzione quella birmana anche se dolorosa rimane comunque sana, almeno finché l'uomo non troverà una formula differente dalla rivoluzione armata, per costruire uno spirito nazionale e una cultura indipendente.

Ci sono stati altri esempi di rivoluzione; ma la violenza riesce sempre ad essere un'arma a disposizione di tutti, spesso esercitata verso i più deboli, togliendo anche l'onore al combattimento stesso.

La battaglia, se pur è un gesto primitivo ha in sé dei valori e dei principi che se rispettati; possono dare lustro e sostegno ad un moto di opposizione contro una forza d'opressione.

La parità, la possibilità di accedere alle stesse armi; le forze in campo, il numero di partecipanti, insomma credo che ci possa essere sempre modo di trovare la formula migliore anche nell'atto peggiore.

Ma la forza di oppressione tenderà sempre ad esercitare il suo potere al massimo delle sue capacità, appunto di oppressione.

Oggi non ci son valori largamente condivisi , l'uomo è alla stregua di un pollo da allevamento intensivo. Con tutto il rispetto al pollo che non si merita quella vita.

Luomo creatore del sistema di produzione di merci e del sistema industriale non solo ne è diventato schiavo ma è diventato il suo prodotto.

Non c'è più un sistema a servizio dei nostri consumi ma siamo noi a dover forzatamente consumare per rimanere a servizio di un sistema pilotato da pochi .

Ultimamente

Osserviamo soltanto oppressioni e stermini, non solo di corpi ma anche di moti e di idee. Come gesto ultimo di un sistema che vuole rimanere in vita a tutti i costi il sistema del potere dato dai consumi.

Allorché per uscire da questa spirale distruttiva, le armi civili e democratiche che possiamo comunque sempre esercitare, rimangono: la diminuzione dei consumi a quello che ci è realmente necessario e la disobbedienza pacifica e civile dalle regole che non sono democratiche ne rappresentano il consenso largamente condiviso.

A mio parere l'azione principale che possiamo attuare è quella di togliere la voce a quei parlamentari che non ci rappresentano, spegnendo la TV.

Se volessero successivamente raggiungerci per inoculare il loro verbale veleno, dovrebbero forzatamente scendere in piazza di fronte alle folle.

Ed in tal caso, non saresti più un solitario ricettore di quelle informazioni che tu stesso vuoi sentire dalla televisione togliendoti la possibilità di confronto.

Con un sincero pensiero positivo verso i fratelli Birmani gli auguro di raggiungere in fretta l'obiettivo che si sono prefissati. Per poi avere pace e democrazia il più a lungo possibile.

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